La norma mi dà un dovere: diventare ciò che ancora non sono, ma se non sono ancora non sono ancora neppure nella norma, allora la norma non sono io che la eticizzo ma un’alterità mi normativizza la norma eticizzandone il raggiungimento dove io non sono e mai sarò se non attraverso una trasformazione tra il ciò che sono e ciò che dovrei essere ma non in virtù di un progetto autoproiettivo però solo in proiezione d’altri.
No! Anarchia per per la parola immediata.
Tanto poi ci sarà sempre il nome di “Bocca di rosa”* per chi resterà fuori dalla norma di un’etica del dover essere e del non è ancora.
*Famosa canzone di fabrizio De André
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Ferdinando Battaglia
- 07/06/2018 07:43:00
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Gentile Antonio, non credo ci sia ununica modalità di fare e vivere la poesia, né in veste di poeti né in quella di lettori; personalmente non la sento come un evento comunicativo ma espressivo, ciò il frutto della relazione dellartista con lispirazione, che poi attraversa talento, capacita tecnica, gusto personale, sensibilità ed altro ancora e da tutto questo prende forma e, quando tutto questo e lispirazione corrispondono ad unautenticità vocazionale (ma è la mia mera visione non un dettato scientifico) allora emerge unopera darte dallopera darte ovvero può accadere che la fruizione dellopera diventi unesperienza dellarte ovvero poetica poiché qui parliamo di poesia. Non ritengo quindi importante la chiarezza espositiva, il fine comunicativo di un testo ai fini dellarte, altri elementi possono intervenire alla costituzione poetica della Bellezza, ad esempio i suoni ed il ritmo (pensiamo, tu lo ricordi spesso, ai metri, alle rime, al ritmo che i metri dànno ad un testo...). Insomma, fortunatamente, larte è varia, vari sono gli artisti e i fruitori dellarte, una casa grande con tante stanze diversamente arredate. Limportante è la Bellezza piuttosto che le vie che vi conducono, ed il Bello non tutti lo "riconosciamo" nei stesi "luoghi" o nei stessi "volti".
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Antonio Terracciano
- 06/06/2018 23:16:00
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Ringrazio lautore per avere preso in considerazione i miei (opinabilissimi) punti di vista, e mi fa piacere che ne abbia condiviso almeno uno. Per quanto riguarda la sua domanda, penso che avevo ben fatto capire, nel mio intervento, che la metrica non è sempre necessaria. Mi permetto invece di insistere (chiarendo naturalmente che è soltanto una mia personale opinione) sulla dote della semplicità della poesia (semplicità di espressione, ben più che di contenuti, i quali, anzi, fanno bene ad essere piuttosto anticonformisti e mai banali) , per far sì che essa sia compresa da quante più persone possibile, per cercare di diventare empatica. (Forse sbaglio, ma dopo avere scritto una poesia, o comunque la si voglia chiamare, mi sforzo di mettermi sempre nei panni di un lettore medio, affinché essa mi rassicuri di essere comunicativa, affinché non corra il rischio di arenarsi nelle sabbie mobili dellincomprensione, che magari fanno tanto chic, tanto élite, ma che ben difficilmente raggiungono il lettore. )
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Ferdinando Battaglia
- 06/06/2018 21:38:00
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Ringrazio ciascuno di voi. Questo testo non ha alcuna pretesa di poesia (ma in fondo nessun mio testo lha; tra laltro mi definisco non-poeta). Mi perdonino Franca, Laura e Salvatore se, almeno per ora, rispondo soltanto al commento di Antonio. Antonio, su alcuni punti credo tu abbia ragione: una poesia può richiedere mesi di gestazione, credo lo stesso Ungaretti in unintervista lo spiegasse ovvero dichiarava come può nascere immediatamente oppure richiedere molto tempo; quindi, se per pubblicazione intendiamo la consacrazione della stampa, allora hai ragione: prima di andare su carta o in e-book ci dovrebbe essere quellattesa della gestazione; però qui si tratta di un sito laboratorio, dove la pubblicazione non vorrebbe essere il lavoro definitivo, ma una fase della lavorazione nellofficina condivisa, un laboratorio aperto. Su un altro punto invece non sono daccordo: la poesia può essere ermetica o non dire nulla; la semplicità non è un dogma né la necessità del poeta (anche su questo, da ignorante, ricordo di aver letto qualcosa di simile sulla poesia del Novecento, credo in riferimento alle avanguardie o forse al Gruppo 63. Insomma, torniamo al punto centrale del tema: che cosè la Poesia? Come si distingue dalla "falsa" Poesia? E giusti o non che tutti pubblichino ( sul fatto che scrivano ritengo si possa far poco, a meno che non si voglia imporre una sorta di "grande fratello" contro la scrittura in privato. Infine: il riferimento a "Bocca di rosa" non era tanto allanarchia, quanto alla stigmatizzazione di ciò che, secondo canoni e convenzioni, non rientra nella norma.
Adesso ti pongo io una domanda: Perché non possiamo accettare la pluralità di far poesia? Perché vogliamo per forza imporre un canone unico, ununica ortodossia? La poesia, come ha scritto Laura, in fondo è un accadimento, magari non accade per tutti nello stesso testo, ma è comunque un evento, che magari prescinde da metri rime e artifici vari. A tal proposito è interessante ascoltare, ci sono vari video sul web, la Bemporad, non solo perché è un esempio di passione per la Poesia, ma anche per quanto insegna sulla Poesia.
Grazie ancora a tuti voi
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Antonio Terracciano
- 06/06/2018 13:34:00
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Dato che il poeta cita "Bocca di rosa" , come simbolo (probabilmente) dellanarchia, mi si permetterà di fare osservare che i testi di De André (come del resto quelli, di ancor maggiore spessore letterario, del suo primo Maestro, Georges Brassens) sono sì spesso moralmente anarchici, ma molto ben curati dal punto di vista linguistico. Ecco, forse il segreto della buona poesia (sottolineo forse) è il raggiungimento della semplicità comprensibile da (quasi) tutti e capace di creare empatia con il lettore, semplicità però paradossalmente ottenuta con un lungo lavoro (non necessariamente metrico) fatto a tavolino, con un lavoro di aggiustamenti, scelte lessicali, ritmi, ecc. (Sono del parere che tante poesie non dovrebbero essere pubblicate subito, appena finite: hanno sovente bisogno di un più o meno lungo periodo di decantazione; talvolta solo dopo mesi, anni addirittura, ci si accorge che magari una singola parola era inadatta, e che sostituendola la poesia diventa molto più affascinante: ciò succedeva non raramente a Baudelaire, ad esempio, per non parlare di Mallarmé... )
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Laura Turra
- 06/06/2018 08:15:00
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Sai, Nando, io non so cosa davvero faccia di uno scritto una poesia, non so se la metrica, la ricercatezza, l’intimismo o cos’altro. Credo che oggi si sia diluita la “sommità” della poesia. Però la bellezza (anche di un testo) tutti sono in grado di riconoscerla quando accade, come unalba rosa, che non è così tutti i giorni, ma, quando ne vedi una, ti ricordi di esser vivo, ti dice ciò che sei. Questa è per me Poesia (con la P maiuscola). Non importa quale sia il metro con cui la si misura. Ti chiedo scusa per queste mie parole, magari inadeguate a quanto scrivi. Volevo lasciarti il mio pensiero. Un grande e caro abbraccio
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Salvatore Pizzo
- 05/06/2018 02:11:00
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Chissà perchè la norma mi rimanda sempre alla morna: così provo i tuoi passi logici danzando al ritmo della morna, tracciandone passaggi pure dallaria così malinconica, però inesausti ed inarresi: ricercando sempre quella immediatezza espressiva che, tosto,ci sospinge... un saluto
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Franca Colozzo
- 04/06/2018 21:57:00
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Lascia la norma a chi ne possiede le chiavi e le leggi a chi le gestisce. Contro corrente si vive una vita più difficile, ma più libera. Le parole scorrono come acqua in tanti rivoli, ma al fiume che porta verso il mare solo poche arrivano. Un caro saluto. Buona notte.
P.S.: Mi dispiace sinceramente per Far Arden!
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Giovanni Rossato
- 04/06/2018 14:43:00
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Pienamente condivisa
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